Armando Savi

Rione Venezia

Rioni

Venezia

All’alba del 1 Gennaio 2013 si è spento nel Reparto di Cure Palliative Armando Savi, nipote della leggendaria Bruna Barbieri detta “La Ciucia”e del mitico Scarronzone Olimpionico del 1932, Renato Barbieri detto “Attao l’invincibile” dal quale aveva ereditato l’eccezionale prestanza fisica e la passione per il canottaggio. Nacque il 14 Gennaio del 1925 sul Viale Caprera, nel Quartiere Venezia, da Bianca Barbieri e Manlio Savi in un periodo in cui la solidarietà umana e l’altruismo riunivano gli abitanti di questo Rione veramente speciale in una grande famiglia.

In gioventù ha avuto il privilegio di entrare a far parte come secondo remo dell’Otto dell’Unione Canottieri Livornesi, la leggendaria ciurma capace di conquistare gloria e vittorie in tutto il mondo. L’equipaggio di cui faceva parte Armando era la terza formazione degli Scarronzoni e fu formato dopo una severa selezione e allenato da Dante Secchi (scarronzone olimpionico del 1936) che con Mario Ghiozzi (primo timoniere e allenatore dell’Unione Canottieri Livornesi) accompagnò questo nuovo Otto nelle gare nazionali e internazionali. Tra l’altro Ghiozzi arrivò a ricoprire la carica di commissario tecnico azzurro.

Il nuovo Otto era formato da Cecchi Renato (capovoga), Savi Armando, Unico Marconcini, Magherini Mario (già membro della seconda formazione degli Scarronzoni), Fiorini Aldo, Balleri Nino (figlio del Ballero, scarronzone olimpionico del 32), Basoni Mauro,Palmerini Gianfranco, Langella Elio, detto Ghighe (timoniere). Insieme vinsero prestigiosi titoli in ambito nazionale e internazionale, per loro il 1949 fu un anno strepitoso che li vide vittoriosi in molte competizioni fra cui Firenze e Pisa nei campionati toscani. Sempre nel ’49 vinsero il Titolo Italiano in Otto Jole nel Campionato del Mare a Santa Margherita Ligure dove l’otto livornese sorprese tutti guadagnandosi l’appellativo di “macchine umane”.

Avevano la stoffa dei grandi Campioni e un’energia da far invidia a chiunque. Vinsero anche il più ambito dei titoli italiani, quello dei Campionati Nazionali Juniores in otto fuori scalmo nelle acque del lago di Castel Gandolfo (Roma) in una gara accanita e spettacolare. Il Corriere dello Sport del 21 Luglio del ’49 dedicò loro un articolo dal titolo “Torna l’otto degli Scarronzoni”. In questa straordinaria impresa furono accompagnati da alcuni vecchi Scarronzoni Olimpionici compreso Cesare Milani (timoniere degli Scarronzoni del ’32 e del ’36). Nel 1950 l’otto vinse nella Regata Internazionale di Lucerna (Svizzera), definita la gara più importante d’Europa, alla quale si presentarono nove equipaggi stranieri. Per i livornesi fu un vero trionfo.

Il 15 Luglio del 1951 in occasione della Regata Internazionale a Genova, l’otto livornese vittorioso, fu dichiarato ufficialmente l’erede dei formidabili Scarronzoni che alle Olimpiadi del ’32 e del ’36 hanno dato lustro al canottaggio italiano nel mondo. Furono convocati a Padova per disputare il titolo dell’otto Senior, ma purtroppo Guido Balleri scivolò in doccia e si ruppe il polso e non avendo riserve dovettero rinunciare; un’occasione perduta che sicuramente li avrebbe visti vincitori perché avevano ottenuto negli allenamenti il miglio tempo anche dell’armo del Varese che vinse la gara.

La sfortuna non li abbandonò e sempre nel ’51 persero anche il Campionato Italiano di Pallanza dopo aver condotto in testa quasi tutta la gara. Purtroppo il carrello di Unico Marconcini improvvisamente uscì dai binari di scorrimento, senza una spiegazione, tanto che si arrivò a pensare ad un sabotaggio. Infatti, furono superati in prossimità dell’arrivo dall’armo della “Bucitoro di Venezia”. Successivamente furono convocati dalla Federazione Italiana Canottaggio a Varese per cercare di formare l’otto misto per le Olimpiadi di Helsinki. Questa notizia fu accolta con grande emozione, ma purtroppo questo sogno svanì ben presto perché la scelta ricadde interamente sugli atleti della Marina Militare.

Alcuni vecchi canottieri viventi raccontano che Armando fosse in quel periodo il remo più forte d’Italia e per questo furono costruiti appositamente per lui i remi con il rinforzo per evitare che li stroncasse. Arrivò anche il momento di rinnovare l’equipaggio e alcuni atleti vennero sostituiti da Canzio Vivaldi “Pecchio” scarronzone del ’41, Giorgio Gragnani, Luigi Razzauti, (figlio del presidente dell’Unione Signorini, e da Umberto Marconcini (cugino di Armando Savi).

Sempre nel ’51 partecipa al al primo Palio Marinaro dopo la Seconda Guerra Mondiale ed entra a far parte dell’armo del Venezia formato da Angiolo Volpi detto “Angiocche”, Canzio Vivaldi detto “Pecchio”, Umberto Marconcini detto “Uccellino”, Armando Savi stesso detto “Armandino”, Giuseppe Rondina detto “Beppone”, Orlando Manteri detto “Manganello”, Edoardo Savi (il fratello) detto “Il Ciu’o”, Alfredo Dalli, Danilo Vivaldi, Ivano Salvadori, e il timoniere Bruno Brucioni detto “Lo Scirocchino”; allenatori Mario Balleri e Renato Barbieri detto “Attao” Scarronzoni Olimpici del ’32.

Quella fu la prima di una serie di straordinarie vittorie che lo vide protagonista anche in altri Pali fino al 1963. Vinse per tre anni consecutivi il Palio del ’51, ’52, ’53, conquistando la medaglia d’oro del “Trittico”. Nessun altro equipaggio è più riuscito a conquistare tre vittorie consecutive. L’amico Palmerini Gianfranco, compagno d’equipaggio dei tempi gloriosi, lo ricorda come un uomo buono, scrupoloso nel suo rigore di vita, sportivo e altruista. Armando era anche conosciuto nell’ambito della cultura livornese per la sua amicizia con i più grandi pittori della scuola labronica del ‘900 tra i quali Renato Natali, che lo considerava come un figlio e di cui fu intimo amico e uomo di fiducia. Ciò è attestato dall’iscrizione presente sotto il busto di marmo di Renato Natali a Villa Fabbricotti, voluto fortemente dagli amici Giotto Ciardi, medaglia d’oro al valore militare, Lelio Tomei e da lui stesso.

Con la sua morte, la città perde un altro dei suoi mitici personaggi, che restano indelebili nella memoria collettiva dei livornesi più anziani e che, speriamo sia trasmessa alle giovani generazioni attraverso la divulgazione nelle scuole della storia livornese sportiva e culturale.

Articolo di Tiziana Savi. Luglio 2013

La Terrazza Mascagni

Goditi il Palio dalla Terrazza Mascagni

Un’enorme scacchiera sul mare.
Uno scenario suggestivo, che regala un panorama mozzafiato sul profilo delle isole dell’arcipelago toscano e della Corsica.
Simbolo del rapporto schietto e vitale che da sempre lega la città di Livorno al mare.

Scopri di più

La Darsena Nuova

La Giostra dell’Antenna nel cuore di Borgo Cappuccini

La Darsena Nuova, o Darsena del Cantiere, racchiude lo specchio d’acqua di fronte agli Scali Novi Lena, nello storico quartiere di Borgo Cappuccini. Insieme al Porto Mediceo, alla Darsena Vecchia, al bacino Cappellini e al bacino Firenze, compone il complesso del Porto Vecchio di Livorno.

Scopri di più

I Fossi Medicei

Scopri Livorno sul percorso della Coppa Barontini

Il tragitto  della Coppa Barontini percorre tutti i luoghi più suggestivi degli storici quartieri Venezia, Pontino, Ovosodo e del pentagono del Buontalenti, in una gara che non è solo spettacolo sportivo ma anche un omaggio alle bellezze e alle unicità della città di Livorno.

Scopri di più

La Torre della Meloria

Lo scenario avventuroso della Coppa Risiatori

Le Torre della Meloria, punto di partenza della Coppa Risiatori, affiora dalle omonime secche in una zona di bassifondi a circa 3 miglia dal porto di Livorno. Luogo di numerosi naufragi fin dall’epoca romana, era spesso la meta degli gli antichi  “arrisicatori” livornesi che sfidavano le onde…

Scopri di più