Location • I fossi Medicei

Il tragitto circolare della Coppa Barontini percorre tutti i luoghi più suggestivi degli storici quartieri Venezia, Pontino, Ovosodo e del pentagono del Buontalenti, in una gara che non è solo spettacolo sportivo ma anche un omaggio alle bellezze e alle unicità della città di Livorno. Facciamolo allora questo viaggio insolito e ricco di emozioni lungo la storia dei canali medicei alla scoperta di Livorno.

Navigare attraverso le vie d’acqua consente di conoscere una città originale e caratteristica, con “vista dal basso” delle sue fortezze, quella Nuova e quella Vecchia, dei palazzi, delle chiese, dei ponti e poi le cantine che si aprono sull’acqua, testimonianza di un’antica tradizione commerciale e portuale.

Livorno nasce alla fine del Cinquecento con la Signoria dei Medici di Firenze che la trasformarono da piccolo borgo di pescatori a vera città. Fondata ufficialmente nel 1606, Livorno fu pensata dal suo architetto Bernardo Buontalenti come una città ideale, circondata da mura imponenti e da un lungo fossato, che ancora oggi è navigabile, e ne ricorda la pianta pentagonale.

Fortezza Nuova e Scali delle Cantine, Livorno.

La partenza e l’arrivo sono sul Pontino e gli Scali delle Cantine con la bellissima visuale che si apre sul Fosso Reale che lambisce le sponde di un’area particolarmente caratteristica della città, anticamente nota come Borgo Reale, un quartiere manifatturiero caratterizzato da fabbriche, officine e laboratori artigiani.

Qui spicca la vivacità dei colori dei Palazzi che ricordano i vecchi borghi dei pescatori e l’aspetto tipico e pittoresco delle numerose cantine caratterizzato dall’arco ribassato e incorniciato con pietra serena. Tra tutti i palazzi risalta l’edificio caratteristico di colore rosa, con il suo profilo stretto e lungo con le due sculture all’estremità del tetto raffiguranti due cani come simbolo di difesa e di fedeltà. Particolarmente significative le presenze che animano questo luogo; lungo le banchine non è difficile trovare barche in rimessaggio, artigiani, pescatori, maestri d’ascia e vecchi livornesi pronti a scommettere che questo sia il posto più bello del mondo.

La Fortezza Nuova è lì ha presidiare la partenza e l’arrivo. Imponente struttura militare realizzata nel 1591 a scopo difensivo per tutelare la città verso nord est, alla fine del Seicento la Fortezza Nuova fu in parte demolita per lasciare spazio allo sviluppo del quartiere Venezia, divenuto il centro commerciale della città. Sulla parte della Fortezza distrutta furono infatti costruite nuove strade e nuovi palazzi per le famiglie più in vista e per i consoli stranieri che vi risiedevano. Oggi la Fortezza è un parco pubblico utilizzato per eventi e manifestazioni.

Dopo un breve tratto che costeggia la via San Marco dove possiamo vedere i resti dell’antico Teatro S. Marco che nel 1921 accolse il 1° Congresso del Partito Comunista dopo la scissione dal partito Socialista, arriviamo nel cuore dell’antico quartiere seicentesco della Venezia Nuova: un’isola percorsa da canali navigabili attraversati da ponti, strette strade, magazzini e abitazioni con fondamenta nell’acqua, tanto da ricordare la città veneta.

Realizzato tra il Sei e Settecento da maestranze veneziane esperte nella costruzione di palafitte sull’acqua la Venezia fu ideata come quartiere commerciale per il carico, scarico e deposito merci. Il nuovo quartiere incanta nobili, ricchi mercanti e famiglie facoltose che vi costruirono i loro palazzi.

I fossi della Venezia e, sullo sfondo, la Chiesa di Santa Caterina.

Ecco la Chiesa e Convento dei Domenicani che, con i suoi 63 metri di altezza, è considerata tra le più belle e imponenti chiese della città, risalente al 1720. L’esterno molto spoglio contrasta con la ricchezza dell’interno, che ospita opere del Settecento livornese.

Gli edifici della Venezia presentano la comune caratteristica di avere una cantina prospiciente il fosso, grandi magazzini al piano terra e le abitazioni ai piani superiori. Questa originale tipologia edilizia è ben rappresentata dal Palazzo Huigens (nel percorso si vede il retro), uno dei più belli e meglio conservati di cui si nota la cantina e il tipico scalandrone, ampio scivoli che permetteva di far risalire le merci sul piano stradale. Merci di ogni specie e di ogni genere arrivavano nel nostro porto: caffè arabi e americani, baccalà norvegese, tè dell’Assam, salumi, spezie delle Molucche, pelli da conciare, legni preziosi, spezie e tessuti pregiati.

Quartiere della Venezia, Livorno.

Di fronte il Palazzo del Refugio, realizzato nel 1754 per ospitare l’Istituto scolastico con lo scopo di avviare i giovani maschi orfani all’arte della navigazione, poi, gli Scali Rosciano, dove si può ammirare l’omonimo Palazzo, uno dei più antichi edifici della Venezia, oggi sede dell’Autorità Portuale.

Il quartiere ebbe il suo massimo splendore nel Settecento e divenne residenza di consoli stranieri, di mercanti, titolari di compagnie di navigazione e di banche, di assicurazioni e di uffici di cambio. I commercianti traevano le loro ricchezza dai commerci e i canali permettevano di trasportare per via d’acqua le merci sbarcate nel porto e di depositarle nei magazzini e nelle cantine che si aprivano a pelo dell’acqua.

La Fortezza Vecchia, Livorno.

Si arriva nella Darsena del porto mediceo con la Fortezza Vecchia e il monumento dei 4 Mori. La Fortezza Vecchia, elegante fortilizio rinascimentale e tra i più importanti monumenti storici della città, costruito a partire dal 1521 su progetto di Antonio da Sangallo. Fiore all’occhiello e simbolo della città storica. La Fortezza è il risultato di diverse sovrapposizioni architettoniche succedutesi nei secoli: la Torre di Matilde (X-XI sec), la Quadratura dei Pisani e il torrione circolare (XII- XIV sec.). Attraverso gli oscuri e freddi sotterranei che collegano i bastioni e che conducevano alle vecchie prigioni, si raggiunge lo storico Molo Caterina Medici, ricordato nei documenti come il luogo da cui partì la celebre figlia di Lorenzo II de’ Medici, verso la Francia in vista del suo matrimonio il futuro Re Enrico II. All’interno della Fortezza vecchia, dimora della corte granducale il 19 marzo 1606, poco più di 400 anni fa, Livorno fu ufficialmente proclamata città.

Il monumento dei 4 Mori, Livorno.

Ci troviamo nella vecchia darsena, ambiente tipico e pittoresco per la presenza di barche, pescherecci, reti e nasse, simbolo della forte tradizione marinara della città. Merita uno sguardo verso la strada, dove spicca l’imponente Monumento dei 4 Mori, emblema della vittoria contro la pirateria nei mari della Toscana. La statua, alta 4,40 metri è opera di Pietro Tacca e raffigura il Granduca Ferdinando I Medici, vestito con l’uniforme dell’Ordine Militare di S.Stefano. Ai suoi piedi quattro prigionieri in bronzo, realizzati su modelli reali di schiavi mori, presi dal bagno penale e scelti dallo stesso Granduca per loro bellezza e prestanza fisica. I mori rappresentano il nemico vinto e il monumento volle essere un avvertimento per tutti i pirati che infestavano le coste tirreniche.

Curioso ricordare che anche gli schiavi a Livorno godevano di una certa libertà “Tutti, dopo la sveglia mattutina, escono e scaricano le galere, spazzano le strade, vendono panini, polpi bolliti, bibite, caffè al vetro e torta di ceci nelle baracchine del porto.” Ci troviamo nello specchio di mare del Porto mediceo voluto da Cosimo I de’ Medici nel XVI secolo sfruttando l’insenatura naturale su cui era nato il primo villaggio di pescatori di Livorno. A seguito dell’insabbiamento dell’antico portus pisanus i Medici decidono di trasformare Livorno nel primo porto della Toscana.

Migliaia di muratori, manovali, scalpellini, ma anche schiavi e forzati realizzarono in breve tempo moli, banchine, bacini e darsene realizzando quello che sarebbe diventato un grande emporio sul Mediteraneo, crocevia delle rotte tra oriente ed Occidente.
Nel 1565 Livorno ottenne la concessione di porto franco secondo cui le merci potevano essere esportate, senza pagamento di tasse e dazi. La città diventa una meta appetibile per mercanti di tutto il mondo che arrivarono nella città attratti anche dai vantaggi e libertà assicurati dalle Leggi Livornine emanate nel 1593. Livorno promette libertà di pensiero, costumi e religione. “Si possono esercitare tutte le professioni e tutti i traffici, e di circolare armati.”

Livorno si trasforma in una città multietnica, una mescolanza di comunità straniere che prendono il nome di Nazioni: Inglese, Olandese, Tedesca, Francese, ognuna con le sue regole, le sue leggi, le sue banche e chiese. E tutte partecipano alla vita sociale della città. Nel ‘700 la nazione inglese organizzava partite di calcio in costume, quella francese corse di cocchi e la Nazione ebrea, la più numerosa in città, allestiva feste, pali e corse di cavalli.

Vista del Faro di Livorno.

Siamo nella Darsena del vecchio Cantiere Navale Luigi Orlando, oggi cantiere Benetti dove si costruiscono lussuosi yacht e su cui si affacciano una sequenza di vecchie cantine, recentemente riqualificate e oggi trasformate in locali caratteristici. In lontananza, si erge il Faro di Livorno, comunemente noto come il Signore della Notte. La torre del 1303 ha sfidato i secoli, finché fu distrutto da una mina nella seconda guerra mondiale e poi ricostruito sul progetto originale. Francesco Petrarca la definì “una delle più belle torri del mondo”.

Il Ponte Nuovo, Livorno.

Attraversato il Ponte Nuovo si entra nel Fosso Reale e subito, sulla sinistra, si passa davanti alla Cantina del Palio Marinaro. È tra gli angoli più caratteristici di questo viaggio la cantina è un ambiente ampio che si apre sul canale un tempo usato come magazzino e oggi tempio della tradizione marinara della città. Il Palio Marinaro è la gara a remi più prestigiosa e trae le sue origini dalle corse di resistenza che i pescatori facevano con le loro barche sfidando le avversità del mare. Ogni anno nel mese di luglio si sfidano in mare aperto gli otto rioni cittadini con i famosi gozzi a remi per conquistare il Palio.

Il Fosso Reale, Livorno.

I Palazzi dell’800 – Prima di arrivare al ponte della bellissima Piazza Cavour, anch’essa voltata sull’acqua con funzione di ponte e progettata nell’800 quando la città si amplia e si sviluppa oltre le antiche mura cinquecentesche, si intravedono grandi palazzi costruiti nell’800. Sugli Scali d’Azeglio è possibile ammirare bellissimi palazzi ottocenteschi, esempi di residenze signorili di importanti famiglie facoltose come il Palazzo Maurogordato, residenza di questa famiglia di origini greca, ancora il Palazzo Squilloni e quello dell’Aquila Nera, quest’ultimo meglio noto come locanda per viaggiatori che sempre più numerosi sceglievano Livorno come luogo di villeggiatura estiva. Nell’Ottocento Livorno è, infatti, famosa come capitale delle bagnature estive, per la presenza di numerosi e signorili stabilimenti balneari, come il famoso Scoglio della Regina, così chiamato in ricordo della regina Maria Luisa d’Etruria che in questa città lanciò la moda dei bagni di acqua salata.

Ecco la Chiesa degli Olandesi, edificio neogotico costruito nel 1864 su disegno dell’architetto Dario Giacomelli su commissione della comunità olandese-alemanna che risiedeva nella nostra città. Molte altre nazioni si erano trasferite in città sin dal ‘600, attratte dalle franchigie e libertà emanate dal Governo dei Medici. Migliaia di uomini e di donne da ogni parte del mondo, animati dalla speranza di un futuro diverso creano la razza livornese, trasformando Livorno nella patria di tutti e nella più prospera e dinamica città del Mediterraneo.

Prima del Ponte di San Benedetto ecco da un lato le scuole Benci e dall’altro il maestoso Mercato Centrale o delle Vettovaglie, ambedue progettati dall’architetto Angelo Badaloni alla fine dell’Ottocento. Il Mercato Coperto fu inaugurato il 1 marzo del 1894 quando “alle 14 le porte della stupenda fabbrica si aprirono per lasciare entrare sino alle 16 i numerosissimi inviatati alla visita inaugurale del nuovo mercato…Una fiumana di gente invase il mercato e qual sorta di pubblico! Signorine e signore eleganti e profumate, le popolane gaie e succinte, gli operai forti e vigorosi, i giovani spensierati”. Opera imponente e di notevole valore architettonico il Mercato, ricordato come il “più bello d’Italia” fu progettato dall’ingegner Angelo Badaloni che sperimentò in quest’opera le più moderne tecnologie costruttive utilizzando nuovi materiali come il ferro, la ghisa e il vetro. All’interno ampi padiglioni decorati con colonne e cariatidi, come quello del pesce e delle erbe, illuminati da ampi finestroni che girano intorno alla struttura. Per la sua imponenza, modernità e bellezza i livornesi chiamavano il Mercato il loro “Louvre”.

Il Mercato delle Vettovaglie, Livorno.

Dentro il mercato si mescolano i profumi e i sapori della tradizione gastronomica livornese. La nostra è una cucina semplice e popolare basata sui prodotti del mare. Piatto d’eccellenza il ‘Cacciucco’ rinomata zuppa (forse di origine araba) a base di vari tipi di pesce, pomodoro, peperoncino e pane abbrustolito, le ‘Triglie in umido alla livornese’ la cui ricetta, secondo la tradizione, fu importata dagli Ebrei , il baccalà e lo ‘stoccafisso’ servito con cipolle, pomodori e patate.

Espressione del carattere multietnico di questa cucina sono le ‘Roschette livornesi’, biscottini tradizionali della Pasqua ebraica diffusi a Livorno da tempi remoti. Assai tipica e gustosa è la torta di ceci, una farinata con olio e sale cotta in teglie di rame nel forno a legna. Si consuma da sola, servita in fogli di carta e spolverata di pepe, oppure dentro al pane. Da quest’accostamento nasce il tipico ‘cinque e cinque’ ad indicare una porzione di 5 centesimi di torta e 5 centesimi di pane. Per concludere un pranzo tipico, niente di meglio di un Ponce, bevanda calda a base di caffè e rum.

Dopo il ponte di San Benedetto c’è il bellissimo Palazzo La Motte, tipico esempio di palazzo signorile con funzione commerciale e appartenuto ad un ricco mercante francese dell’800. L’edificio ha un doppio ingresso, uno sul retro che si apre sulla piazza S. Benedetto e l’altro dalla cantina posta a pelo dell’acqua, in principio usata per trasferire e immagazzinare le merci.

Piazza della Repubblica, Livorno.

Si arriva infine al Voltone. In un’atmosfera quasi magica e spettacolare, nel silenzio dei canali ci inoltriamo per 200 metri sotto la lunghissima Piazza della Repubblica, esempio originale di piazza-ponte. Costruita nel 1838, è chiamata anche ‘il Voltone’, cioè grande volta, è ricordata negli antichi scritti come la più bella di Livorno e non fra le ultime piazze dell’Ottocento, con le ampie grate circolari in ghisa che corrispondono al piano della piazza sovrastante e che servivano per sfiatare i fumi dei vaporetti.

Il Voltone, Livorno.

Usciti dalla piazza in alto è visibile lo stemma di Livorno che ricorda i lavori di scavo del Fosso Reale che circondava la città pentagonale; un’opera che vide impegnati, circa 7000 uomini tra schiavi e contadini, tra il 1601 e il 1603, “quando si finiscono i fossi e tutti li baluardi e rivellini e si da acque alli fossi”.

Qui si conclude il percorso storico e della competizione remiera. Usciti dal Voltone ci si ritrova di nuovo nella grande darsena che in occasione della notte della Barontini sarà illuminata e piena di gente alle ‘spallette’ degli Scali e della piazza Garibaldi e sul ‘pratone” della Fortezza.

 

La Terrazza Mascagni

Goditi il Palio dalla Terrazza Mascagni

Un’enorme scacchiera sul mare.
Uno scenario suggestivo, che regala un panorama mozzafiato sul profilo delle isole dell’arcipelago toscano e della Corsica.
Simbolo del rapporto schietto e vitale che da sempre lega la città di Livorno al mare.

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La Darsena Nuova

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