Lido Bais

Rione Labrone

Rioni

Corea - Fiorentina - Shangai - Torretta

Vogatore del Torretta

Nella Livorno moderna possiamo ancor’ oggi, scovando nei più profondi meandri dei rioni non più esistenti (del Palio Marinaro), personaggi che possono raccontarci del passato, gli usi e costumi legati alla vita rionale. Quello che a noi interessa è il capitolo Palio Marinaro. Nel rione Torretta, situato fuori portata cioè oltre le mura di S. Marco, ho trovato quello che cercavo, una persona che di storia ne sa a josa, ha vissuto nel rione per 37 anni come residente, il resto come assiduo frequentatore il suo nome Lido Bais.

Livornese, nato precisamente il 6 Giugno del 1933, personaggio carismatico citato già da diversi racconti di palio ma mai intervistato, approfittando della sua disponibilità e dell’amicizia che abbiamo, ci siamo seduti nell’interno del bar ex Ninetto e come si vuol dire, fuoco alle polveri! Lido, all’epoca fisicamente piazzato bene, ha una passione per il remo spropositata.

«Strutture e barche dell’epoca non incoraggiavano di certo, specialmente noi dei rioni cosiddetti “poveri”, ma la voglia di non esser al di meno degli altri, era tanta così, nel 1952, iniziai come riserva naturalmente, i quattro vogatori titolari non volevano nemmeno che gli si sfiorasse quella barca tanto desiderata da noi, roba da matti! – esclama – L’anno seguente incoronai il mio sogno, partecipai al palio, non si superò nemmeno la nostra batteria. Nel 1954 fu uguale, nel 1955 passai al S. Jacopo sul 10 remi, ma il sangue rionale fa da padrone perciò ritornai alle mie origini, corsi per i colori giallo neri nel 56, riuscimmo a passare la batteria e piazzarsi quarti al Palio Marinaro».

«Nel 1957 la piccola gozzetta a quattro remi era quasi pronta per fare il leggendario salto di qualità. Con costante progressione arrivammo primi in batteria e un terzo posto al Palio, anche se non si vinse, il clima rionale era da vittoria ricordo. Domanda: «La cantina dove l’avevate?» – «Vedi, negli anni di ricostruzione, mancava letteralmente tutto, cantine strutture ecc., anche se gli allenamenti iniziavano a Maggio, fino alla disputa del palio, per noi che non avevamo nulla di tutto, era più difficile».

«Trovammo o ci trovarono sistemazione nella cantina del Pontino. La convivenza era soddisfacente ma immaginate voi il dopo allenamenti, cioè, le docce! Loro in 10 più riserve, noi in cinque più riserva, che caos, specialmente quando l’acqua scarseggiava (periodo estivo). Escogitammo un sistema: intercettammo la tubazione d’acqua di scarico di raffreddamento dell’impianti della piccola fabbrica di borotalco che dimorava sopra la cantina, la baypassammo nelle docce e il gioco era fatto… acqua per tutti!»

« Ma torniamo nel 1958 l’anno del colpaccio, primo posto alla batteria e primo posto al palio Marinaro con salto a 10 remi, che gioia fu. L’equipaggio : Timoniere Aldo Sgherri , 1°remo Lido Bais, 2° remo Luigi Donati ,3°remo Alvaro Filippi, 4° remo Vittorio Tinucci – Tempo 11′ 49″. Dopo la gioia della vittoria , pensieri per il nuovo gozzo , dove si mette? Fu la domanda comune, la convivenza con il pontino non era possibile, decidemmo di traslocare, naturalmente nel nostro rione, così fu. Nello stesso tempo i consigli di quartiere iniziarono a semplificare la vita a quelle cantine che ospitavano i quattro, dando più indipendenza a quest’ultimi e lasciando solamente scia e 10 remi ai rimanenti, noi trovammo posto a stringi stringi e li decidemmo la costruzione della nuova sede».

«All’epoca non esistevano consegne dei gozzi a fine stagione, l’imbarcazione assegnata ti rimaneva perciò la dovevi custodire per tutto l’anno, ecco perché le cantine, che disponevano denaro e maestri d’ascia, campavano meglio. La nostra imbarcazione, durante il periodo invernale, si trovava a fondo sia per negligenza nostra sia per atti vandalici provocati dai ragazzi, aveva bisogno di un’adeguata sede cosi’ nel 1959, fondammo la sezione nautica Torretta, i nomi : Lido Bais, Gianfranco Lombardi, Roberto Bellandi, Antonio Paganelli, in seguito Aldo Sgherri, naturalmente tutto coadiuvato da un corroborante aiuto dalla ditta Fratelli Del Corso».

«Finimmo la nostra opera, classificata una delle migliori del momento, in questa sede potemmo ricoverare il nostro gozzo, riunirci, ecc, ecc. Nel 1959 arrivammo penultimi, nel 1960 arrivammo al quinto posto, miglior risultato che abbiamo ottenuto con il 10 remi. 1961 l’anno della discordia ; è un fatto vecchio ,dove tutti hanno detto la sua, anche a me piace ricordarlo. Noi e lo shangay riuscimmo a fare un eccellente tempo, cronometri alla mano prendemmo il tempo del pontino, troppo alto, era fuori. Pontino rione quotato non doveva uscire, cosi fu : in quell’epoca le batterie si svolgevano nel porto industriale e all’arrivo veniva montata una garitta dove risiedeva lo spiker che annunciava i tempi dell’imbarcazioni».

«All’arrivo del gozzo, i dirigenti del pontino, si incamminarono verso la garitta tutti in fretta e furia perché sapevano che il suo armo aveva fatto male, in seguito sortì il tempo ufficiale, accompagnato dalla classifica finale, risultati ribaltati. Sdegnati e arrabbiati ci incamminammo dallo spiker per scardinarlo dalla sua garitta, ricordo che la struttura stava cedendo quando fummo fermati tempestivamente dai carabinieri di turno dove riuscirono a scongiurare il peggio. In seguito si venne a sapere che un uomo dell’arma era il padre di Giancarlo Musetti in arte Asse».

«Il Palio fu annullato, durante le riunioni invernali ci furono altre scaramucce in seguito sedate dalla distribuzione delle medaglie a noi e allo Shangay. Penso che siamo gli unici ad averle. Nel 1963 disputo il mio ultimo Palio Marinaro, l’anno dopo faccio per la prima volta il presidente, alternando negli anni seguenti da allenatore a dirigente a presidente. Assistetti amarevolmente alla fusione con lo Shangay, discussione agguerrita e vittoria finale per imporre il nostro colore nero. Nel 1981 vedendo che il torretta non contava più nulla, sbalordito e nauseato di tutto ciò che accadeva decisi di chiudere. Da quel giorno non ho più visto una gara remiera ».

Articolo di Roberto Baronti 

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