Renato "Attao" Barbieri

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“Attao” l’invincibile

Primogenito della famiglia Barbieri, nasce nel 1903 in Viale Caprera n.17, nel quartiere della Venezia, considerato antico retro bottega del porto Mediceo, cassaforte del linguaggio vernacolare. Praticamente un rione isola, circondato dai fossi, unito alla città da tre ponti, regno di navicellai e scaricatori di porto. Dopo la morte del padre Armando, dovette prendere la guida della famiglia composta dalla madre Narcisa (chiamata Nargisa dai veneziani), e da altri 5 fratelli (4 femmine e 1 maschio).

Attao cominciò giovanissimo a svolgere qualsiasi tipo di lavoro data la povertà della famiglia. Lavoratore instancabile, entrò ben presto a far parte delle carovane degli “scaricatori di porto”. Asciutto, longilineo, dotato di muscoli di acciaio, possedeva un carattere generoso e altruista. In breve tempo era diventato famoso tra i portuali della sua generazione. Si racconta che lui e il suo inseparabile amico Mario Balleri, detto “Ballero”, facessero da soli il lavoro di sei persone.

L’uno sulla banchina e l’altro sul navicello (un lungo barcone nero, trainato da un solo uomo, che affondava la pertica nel fondale del fosso, spingendo avanti questo carico di merci); i due si passavano balle da un quintale e sono ancora in vita alcuni che hanno visto Attao trasportare balle di cotone ancora più pesanti. Renato Barbieri era molto conosciuto negli ambienti sportivi di Livorno per avere iniziato a vogare con i colori biancorossi della società dei “Canottieri Caprera Venezia“, con sede nei locali sotto il Ponte di Santa Trinità, oggi gli stessi della prestigiosa cantina del Palio Marinaro.

Nel 1921, all’età di 18 anni, partecipò al suo primo Palio Marinaro, classificandosi al secondo posto con l’imbarcazione a 10 remi nominata “To!”. Con questa società nel 1928 vinse il titolo di Campione d’Italia nel “Quattro con” insieme con Savi, Bracci, Balleri. Nel 1929 entrò a far parte del costituendo equipaggio degli “Scarronzoni“, l’eccezionale “Otto fuori scalmo“, diventato l’incontrastato dominatore di gare nazionali ed internazionali.

Attao contribuì da par suo a creare la leggenda degli “Scarronzoni” livornesi, diventati famosi in tutto il mondo. Con questo fantastico equipaggio, dal 1929 al 1933, conquistò il titolo italiano, nel 1929 il titolo d’Europa in Polonia e nel 1932 la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Los Angeles. Questi otto canottieri dilettanti, portuali e operai, alle prese con una continua miseria, con scarso nutrimento e lavoro oltremodo faticoso, conquistarono questo secondo posto, mancando l’oro per un soffio (54/100 di secondo), superati dall’equipaggio degli Stati Uniti che gareggiava in casa.

Un equipaggio di supernutriti studenti delle prestigiose università di Oxford, Eton, Princeton, in possesso di una tecnica scientifica ed avveniristica, dall’imbarcazione filante e leggera, frutto di una tecnologia inesistente in Italia. Sarebbe stato sufficiente che, gli otto uomini dell’equipaggio italiano, fossero stati nutriti come i loro rivali, anche per un paio di mesi (altro che la bistecca di un chilo consegnata loro settimanalmente dal buon Ghiozzi, da essi divisa con l’affamata famiglia!) e avrebbero letteralmente stracciato i ragazzoni americani, ben nutriti e curati come gioielli.

Al regime fascista era sufficiente far loro indossare la divisa, salutare alla romana, presentandoli come fedeli sostenitori del regime, un’altra menzogna. Nel 1933 l’armo degli Scarronzoni fu rinnovato, Attao ormai trentenne si ritirò per far posto ai giovani, ma la nostalgia del remo e dell’agonismo, era così forte che, alcuni anni dopo, riprese parte alle manifestazioni del Palio marinaro. Si dice che ripresentandosi all’attività remiera, con tanto furore agonistico, alla prima palata spaccò di colpo il remo.

Al Palio, questo è stato il suo reale valore di vogatore, è stato l’unico, ed aveva trentasette anni, a vincere in una sola edizione la gara della scia, quella delle gozzette a 4 remi e dei gozzi (dieci remi). Anche quando si ritirò definitivamente dalle attività agonistiche, non scomparve dalle scene sportive livornesi. Taciturno, ma al necessario pronto alla battuta, forte come mai, si raccontano moltissimi aneddoti sulla sua proverbiale potenza fisica: come la storia delle damigiane colme di vino, sollevate in aria, una per mano.

Una volta riuscì a portare via dal porto una damigiana da 50 litri piena di vino e, alzandola con una sola mano, davanti agli addetti al controllo del varco di Marittima, la sventolò come si fa con un fazzoletto, facendola sembrare vuota. Attao è un personaggio rimasto vivo nel cuore dei livornesi. Morì l’11 novembre del 1980 a 78 anni e sulla sua tomba la targa ricordo riporta “Premio d’onore del Comitato Olimpico Nazionale Italiano“.

Articolo tratto dal libro “La Ciucia per tutti, Bruna per noi” di Tiziana Savi

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