Fabio Calvelli

Rione Labrone

Rioni

Corea - Fiorentina - Shangai - Torretta

Il premio della Gazzetta dello Sport a un grande campione

Non si smette mai di essere campioni! Una volta conquistato il podio l’emozione e la soddisfazione restano sempre nello spirito. Ed è importante che questo sia riconosciuto e consacrato anche pubblicamente, come ha fatto la Gazzetta dello Sport che ha organizzato, come ogni due anni, il Festival dello Sport, una kermesse di 4 giorni, svoltasi a Trento, alla quale hanno partecipato i grandi campioni di tutte le discipline, come: Gianluigi Buffon, Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Federica Pellegrini, Bebe Vio, Sofia Goggia, Alberto Tomba e il “nostro” Fabio Calvelli. E sottolineiamo “nostro” perché Fabio “appartiene” al mondo del remo, prima come vogatore e poi come canottiere di outdoor e di canottaggio indoor o remoergometro come viene definito; ed è con quest’ultima disciplina che si è laureato campione del mondo per due volte: nel 2001 e nel 2003, vittorie che oggi gli hanno valso il riconoscimento della Gazzetta dello Sport.

Una bella soddisfazione che Fabio commenta: “All’interno della manifestazione è stato organizzato uno spazio dedicato al canottaggio indoor e la premiazione dei 12 italiani che hanno vinto il Campionato mondiale, e così mi hanno invitato. È stata una cosa inaspettata che mi ha riempito di gioia e di orgoglio. Sono stato l’antesignano di questa disciplina in Italia, il primo a salire sullo scalino più alto del podio mondiale e ad aprire la strada ad altri atleti”.

Volendo procedere con ordine e avendo Fabio un ricco palmares da vantare, abbiamo deciso di cominciare dalle origine, cioè da quando ancora adolescente vogava con lo Shangai-Filzi-Torretta.
“Sono nato nel ’67 e mi sono avvicinato al mondo remiero nel 1983 nel rione dove sono nato, inizialmente fu un grande successo per me, entrare nel gruppo delle riserve, poi con il tempo ho iniziato a fare le gare, e mi sono ritrovato in barca con il mio idolo: Marco Marconcini il campione mondiale di canottaggio, che abitava a cento metri da casa mia. Mio padre aveva una sua gigantografia di quando nel ’74 vinse il Campionato mondiale, appesa in bella vista nel negozio, quindi per me era una grande emozione poter vogare con lui. All’epoca valeva ancora la regola che permetteva agli atleti di vogare solo per il rione di appartenenza. Nel ‘85 furono introdotti i due cosiddetti “stranieri”, cioè vogatori che erano residenti in altri quartieri, ed infine, fu liberalizzata del tutto la partecipazione, così anch’io iniziai a gareggiare con altre Cantine”.

Ricordaci quante gare hai vinto.
“Ho partecipato a 21 edizioni del Palio Marinaro vincendone 3, mentre le Coppe Barantini affrontate sono state 19, con una vittoria, ed infine, la Risi’atori che ho disputato per 19 edizioni, qualificandomi primo per sei volte con 5 diversi rioni: un vero record assoluto, che nessun altro atleta può vantare”.

Scendiamo nel dettaglio.
“Fino all’89 ho vogato nel mio quartiere, ma poi sono andato in altre Cantine. Nel ’91 sono tornato per un periodo nello Shangai dove ho vinto la Risi’atori sul 4 remi. Nel ’93 sono andato via definitivamente perché volevo raggiungere vittorie importanti, sono stato nell’Ovo Sodo, nel Pontino, nel Salviano ecc.. L’unico rione dove non ho vinto alcuna competizione è stato l’Ovo Sodo. Ad esempio, ho conquistato lo storico Palio del ’94 con il Pontino, che è stato l’ultimo vinto da questa Cantina, ed anche l’ultimo Palio del Salviano nel 2001. In tutti i rioni in cui ho vogato ho vinto la Risi’atori, escluso l’Ovo Sodo dove, come ho già detto, non sono mai riuscito a conquistare niente”.

Raccontaci l’esperienza nel canottaggio.
“Il mio sogno era quello di poter partecipare ad un Campionato mondiale, così ho iniziato a praticare canottaggio prima outdoor e poi indoor, ed è con quest’ultima disciplina che ho capito che avevo i numeri per poter ottenere buoni risultati a livello mondiale, ed infatti, ho vinto il Campionato mondiale nel 2001 e poi nel 2003 a Boston, nella categoria assoluti pesi leggerei, da 30 a 39 anni. Sono stato il primo italiano a vincere questo titolo e sono uno dei 4 atleti ad averlo vinto 2 volte, inoltre, sono anche l’italiano più medagliato, in quanto ho conquistato anche 2 argenti sempre ai mondiali nel 1999 e nel 2002 e un primo posto al Campionato europeo di Birmingham nel 2002. Facendo parte del corpo di Polizia Municipale ho avuto anche l’opportunità di partecipare alle competizioni riservate alle forze di polizia, ed ho vinto due Campionati mondiali uno nel ’97 in barca, e l’altro nel ’99 con l’indoor. Fra le tante esperienze vorrei ricordare anche quella vissuta nel 1998, quando ho remato nella competizione delle Repubbliche Marinare con… il Pisa, proprio nella città della torre dove quell’anno si svolse la manifestazione, ma arrivammo ultimi”.

A livello emotivo, che differenza c’è fra il canottaggio e la voga sui gozzi?
“Se è vero che la soddisfazione di un titolo mondiale è impagabile, è enorme, dall’altra parte è anche vero che l’emozione che ti dà la vittoria di un Palio Marinaro, non la ritrovi neanche nel Campionato mondiale. Sono due cose diverse. Quando ho vinto il Palio a Livorno ero conosciuto, perché avevo vinto la competizione più importante della città, ma non lo ero quando vinsi il mondiale. Da noi è sentito di più il Palio che non una nazionale di canottaggio. Vincere un Palio è una cosa particolare, indescrivibile, posso dire di aver pianto dalla gioia”.

Perché hai smesso di vogare?
“È una decisione che ho preso a 40 anni quando è nato Flavio, il mio primo genito. Portare avanti l’attività agonistica vuol dire fare almeno 10 allenamenti a settimana molto lunghi ed io volevo dedicarmi alla famiglia, questo non toglie che continua ad allenarmi, perché mi piace, ma con ritmi diversi. Sono anche un appassionato di fondo e nel 1992 ho corso la Maratona di Livorno riuscendo a concluderla sotto le tre ore”.

Quando oggi vai a vedere il Palio per chi tifi?
“Purtroppo, il mio rione di nascita non esiste più. Quando fu deciso l’accorpamento lo Shangai-Filzi-Torretta si sciolse e così guardo il Palio Marinaro sperando che vinca il migliore”.

L’esperienza più brutta avuta?
“Ho vinto la mia prima gara dopo 10 anni di voga e quindi di sconfitte ne ho subite tante. La più brutta forse è stata quella della retrocessione con lo Shangai da 10 a 4 remi. Poi ci sono tanti secondi posti che bruciano, come quella ai Campionati mondiali di Polizia, dove vinsi in barca, ma al remo-energometro dovetti accontentarmi dell’argento. Le sconfitte sono però molto utili, da queste si impara molto, compreso il rispetto per gli avversari, perché quando sali sul podio ti ricordi di cosa vuol dire aver perso. Il remo mi ha insegnato a non arrendermi mai, a lottare sempre con tutte le mie forze per raggiungere l’obiettivo: talvolta ci vuole un mese, altre molto di più, ma non importa, ciò che conto è crederci e non arrendersi”

Questa filosofia acquisita dallo sport ti ha aiutato anche nella vita?
“Certo. Nel 2001, dopo aver vinto i mondiali, ho subito un grave incidente mentre ero in servizio, che mi ha causato la rottura della vertebra C2, in particolare il dente dell’epistrofeo, che ha messo in pericolo la mia vita e poi la mia mobilità, in quanto rischiavo di diventare tetraplegico. Grazie all’intervento all’avanguardia fatto dalla neurochirurgia di Livorno e alla mia volontà, dopo 5 mese sono tornato a fare le gare e ad arrivare secondo al Campionato mondiale nel 2002. Non mi sono arreso e ho lottato con tutte le mie forze”.

Cosa ti piacerebbe vedere realizzato nelle discipline sportive che hai praticato?
“Per quanto riguarda le gare remiere della nostra città mi piacerebbe vedere gareggiare nuovamente i 16 rioni, come quando ero piccolo. Sarebbe bello che la città ritrovasse il senso di appartenenza al proprio quartiere, anche attraverso forme folkloristiche, che sono molto belle. Mentre nel mondo del canottaggio mi piacerebbe rivedere rinasce l’Unione Canottieri Livornesi, dove sono stato allenatore per un anno. Mi piange il cuore vedere una prestigiosa società nelle attuali condizioni”.

Chi vuoi ringraziare?
Un ringraziamento particolare va ai miei genitori ed alla compagna Michela, che mi hanno sempre supportato ed aiutato nei lunghi anni di allenamenti. E poi a tutte le persone e agli allenatori che hanno creduto in me, anche quando non avevo ancora vinto niente, ma hanno visto le mie potenzialità e hanno capito che potevo raggiungere dei risultati. Tra i tanti allenatori voglio ricordare il primo che è stato Mauro Brucioni, poi Roberto Mancini, Bruno Delli, Giancarlo Musetti (Asse), Umberto Marconcini (Uccellino), Nilo Bitossi, Alessandro Migliaccio, Alvaro Dovicchi e Piero Costanzo, ma un ricordo speciale va a chi non c’è più come Elio Langella detto Ghighe, Gino De Martino detto Falanga e Valter Cioni: tre figure storiche del Palio Marinaro che hanno contribuito a creare questa stupenda manifestazione. Da ognuna di queste persone ho cercato di apprendere qualcosa ed i risultati che ho ottenuto non sono altro che la somma di tutti i consigli ascoltati e messi in pratica per anni e della mia dedizione ed umiltà nell’approcciarmi e nel praticare questa disciplina”.

 

Novembre 2019- Antonella De Vito

 

 

 

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