Alfio Caroti

Rione Borgo

Rioni

Borgo Cappuccini

L’insostituibile factotum di Borgo

Se n’è andato in punta di piedi, come per non disturbare, ma in Borgo Cappuccini, soprattutto nella sezione nautica, ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Alfio Caroti, scomparso a 81 anni anni nel marzo di due anni fa, era uno degli ideatori della “Risi’atori”, ma l’ultima cosa che lo interessava era di attaccarsi al petto questa medaglia. A lui bastava essere (e lo è stato per oltre 40 anni) il factotum della sezione nautica di Borgo Cappuccini. Bianconero fin nell’anima (anche se di mestiere aveva a che fare soprattutto con il rosso visto che aveva gestito una rivendita di vini in Corso Mazzini) si era ritagliato addosso la figura del “cantiniere perfetto”. Se c’era un remo da aggiustare ci pensava Alfio, se il pavimento della cantina era sconnesso lo rifaceva Alfio, se c’era da portare avanti una politica di uso attento delle poche risorse economiche il factotum era sempre lui. Eppure il mondo del remo non avrebbe dovuto essergli congeniale visto che la sua famiglia era di origine contadina (i suoi commerciavano in vino a Perignano).

Nel 1939 suo padre e sua madre decisero di sbarcare a Livorno e si portarono dietro un ragazzetto di otto anni che aveva voglia di sapere, di conoscere, d’imparare. Pur avendo fatto solo il primo ciclo scolastico quel ragazzo era come una spugna che assorbiva tutto. Così allora e per il resto della sua vita, il suo motto è sempre stato: “Se lo sanno fare gli altri perché non devo riuscirci anch’io”.
E, grazie anche ad una manualità superlativa, apprendeva con estrema facilità occupandosi nel frattempo anche delle consegne (e poi della gestione) de “La Vecchia Cantina”. In quel 1939 ebbe probabilmente modo di vedere l’ultima vittoria anteguerra del Palio del Borgo Cappuccini che aveva al timone il leggendario Agìde Carnevali e questo probabilmente instillò il primo seme della passione del mondo del remo.

Gli altri della “ghenga di Borgo” gli aveva conosciuti negli anni sessanta grazie alla sua attività, ma soprattutto al bar “Amaranto” dove si riunivano i vogatori della zona, ma anche personaggi come Paolo Cantini, Silvano Russo, e il presidente del Borgo Cesare Liperini. Dice l’unica figlia Fabiana: «Lo chiamavano l’uomo delle 11 perché al bar compariva sempre a quell’ora sempre pronto a parlare di tutto, a discutere di ogni cosa». E in quell’ambiente prese corpo l’idea di ridare vita ad una gara per rinverdire le imprese dei Risi’atori: una maratona del mare il cui punto di partenza non poteva essere che le secche della Meloria dove i Risi’atori si appostavano spesso in attesa di conquistare il diritto di scaricare i vapori in arrivo.

Nacque così nel 1978 il Comitato Organizzatore composto da Lidio Ageno, Paolo Cantini, Alfio Caroti, Dino Del Corona, Egisto Lauri, Franco Lemmi, Cesare Liperini, Ferdinando Malacarne, Tullio Malacarne, Michele Mennella, Antonio Perullo, Romano Perullo, Vincenzo Perullo, Silvano Russo, Alfredo Silvestri e Alfio Caroti che ebbe la gioia di vedere il suo Borgo conquistare la vittoria per tre anni consecutivi. «Era altruista – aggiunge la moglie Marida Checcacci – e sempre a disposizione, ma mi ricordo che non esitò a riprendere duramente dei giovani vogatori che si erano mostrati poco corretti e poco rispettosi del suo lavoro e di quello degli altri “Cantinieri”. Un uomo tutto di un pezzo che, pur costretto a volte ad ingoiare qualche boccone amaro per le vicissitudini della società, aveva sempre ritenuto che la cosa più importante, dopo le sue adorate nipoti Camilla e Costanza e la famiglia, fosse lo sventolare vittorioso di una bandiera bianconera: quella di Borgo Cappuccini.

Articolo di Alberto Gavazzeni 2014

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