Attilio Lemmi
L’anima del Pontino San Marco
Parlare con Attilio Lemmi è come parlare con il Pontino San Marco in “persona” perché Attilio Lemmi è il Pontino. Insieme ai grandi giallo-rossi, che hanno dato lustro alla storica cantina, (Persico, Cioni, Ghighe ecc.) non può mancare il suo nome. Ha diviso con il Pontino gioie, dolori, vittorie e sconfitte e nelle sue vene il sangue oltre al rosso è giallo.
Classe 1949, Attilio si ricorda così i suoi primi anni di vita in cantina. «Entrai a far parte dei giallo-rossi che ero ragazzo e, se la memoria non m’inganna, era il 1966. Mi davo da fare per ogni cosa con passione e amore per il mio rione. Ero a contatto con gente come Walter Cioni, Giovanni Persico, con mio cugino Alberto detto Yoghi, Mario Fraschi, Luciano Petracchi e altri ancora. Fu mio padre Athos, detto Bozzolo, che mi fece conoscere questo fantastico mondo, con lui andavo in barca dietro al gozzo. Erano momenti speciali che non dimenticherò mai. Nel 1973 – aggiunge Attilio – visto il mio attaccamento al Rione e alla cantina, mi chiesero di fare il presidente. Accettai volentieri e subentrai ad Alearco Lucarelli».
Attilio non ha mai praticato lo sport della voga, ma spesso e volentieri si è cimentato al timone del “Barontini” anche se in allenamento. Qual’è stata la vittoria più bella che hai ottenuto? «Vedi, le vittorie sono tutte belle ma quelle del nostro trittico del 1989 le ricordo sempre molto volentieri». Leggiamo su “La storia del Pontino San Marco” nel sito ufficiale giallo-rosso: “[…] Il 1989 sarà, forse, l’anno più importante del Pontino San Marco. Dopo il purgatorio delle gozzette si fanno le cose per bene.Vengono chiamati ad allenare l’equipaggio due giovani personaggi che modificheranno il sistema di voga: Davide Panicucci e Roberto Sammuri.
“Ma il personaggio, che farà davvero grande il Pontino, è il Panicucci. Porta per la prima volta a Livorno il remoergometro che è acquistato a Como, dalla ditta Gerardioni; imposta la voga in maniera diversa, come ad esempio l’impugnatura al rovescio, come quella del canottaggio ed altro ancora, è il primo ad usare il computer in una cantina nel quale inserisce tutti i dati fisiologici degli atleti: battito cardiaco, forza espressa per singola palata ed altro ancora. Sempre in quell’anno il Pontino usa, per la prima volta, le famose “macchinette” inventate da Italo Chirici e Luigi Di Salvo”.
“Con tutte queste innovazioni i giallo-rossi si aggiudicano, per la prima volta nella loro storia, il Trittico: Coppa Risi’atori, Coppa Barontini e Palio Marinaro eguagliando il Venezia che aveva ottenuto il Trittico l’anno precedente. Grazie a queste vittorie viene assegnato al Rione Pontino San Marco un importante trofeo, che consiste in un gozzo d’oro che poggia su una base in purissimo cristallo, che fu fatto cesellare dall’Oreficeria Galleni in piazza Grande. Dato il suo valore non è esposto in cantina bensì negli uffici di D’Alesio dove si trova tuttora. La rosa vogatori del Pontino: timoniere Luca Ondini, Alioscia Battini, Marcello Bardi, Fabio Bonaccorsi, Marco Burresi, Massimo Crovetti, Gino Dello Sbarba, Yuri Dello Sbarba, Andrea Falcinelli, Alberto Disgraziati, Marco Falcinelli, Gabriele Grilli, Daniele Panicucci, Davide Panicucci, Roberto Rolla, Nazario Sarallo, Alessandro Turrini”.
Raccontami un aneddoto della tua storia da quando sei con la cantina. «Quando, nel 1971, andammo, io, mio fratello Vinicio, Yoghi ed altri a riprenderci il nostro gozzo, ormeggiato davanti alla cantina del Colline e lo riportammo alla nostra sede. Ti posso garantire che metà abitanti del rione erano seduti sulle spallette ad aspettarci». Raccontò, il cugino di Attilio Yoghi di questo fatto: «Il 1971 fu l’ultimo anno che si sorteggiavano i gozzi. Il nostro andò al Colline con grande dispiacere di tutti noi perché quella barca la consideravamo nostra. Allora tutte le cantine, chi più chi meno, facevano alcune modifiche ai propri gozzi. Noi le facemmo fare dai maestri d’ascia della ditta Cioli che, se non vado errato, si trovava nei pressi dei Bagni Trotta. Con quella barca il Colline si classificò al terzo posto nel Palio e noi solamente quinti».
«La cosa ci bruciava ancora, quel gozzo ci apparteneva. Alcuni giorni prima della Barontini, in pieno giorno, alle 14, io, Attilio, Vinicio Lemmi e Bruno Frangioni, decidemmo di andare a riprenderci il nostro dieci remi, dove era ormeggiato, dove adesso c’è la cantina del Palio Marinaro e a remi lo portammo nei nostri scalandroni. Fortuna volle che non ci vide nessuno. Alcune ore più tardi vedemmo arrivare quelli del Colline a reclamare l’imbarcazione che, nel frattempo, dopo averla tirata a terra, la chiudemmo, con tanto di lucchettoni, dentro la nostra cantina».
«Scoppiò una lite furibonda fra noi e i bianco-celesti e solo per un “pelo” non degenerò in rissa. La Coppa Barontini non si svolse per questo fatto che fece un grande scalpore. Questa vicenda, fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso. Il Comune si decise, una volta per tutte, di far costruire otto gozzi a dieci remi dello stesso peso per togliere definitivamente quelle polemiche che duravano dal primo Palio della ripresa che si svolse nel 1951. I nuovi gozzi furono consegnati nel 1973».
«Nel 2001 lasciai la carica di presidente – ricorda Attilio – e andai a fare il dirigente nel Comitato Palio Marinaro dove ci sono stato per qualche anno dopoché, nel 2013, sono rientrato nella dirigenza giallo-rossa dove sono tuttora vicepresidente». Attilio Lemmi durante la sua presidenza, dal 1973 al 2001, ha vinto assieme al suo Pontino: 4 Palii, 11 Coppe Barontini, 5 Coppe Risi’atori, 2 Coppe Santa Giulia, una Coppa di Natale e un Memorial G. Lubrani.
E’ certo che la famiglia Lemmi ha dato un grande contributo alla cantina giallo-rossa. Attilio, l’attuale vicepresidente, Alberto detto Yoghi, dirigente fin dalla nascita del Pontino avvenuta nel 1951, Vinicio e Athos, il fratello e il papà di Attilio. Ma non è tutto, la tradizione di famiglia continua con i figli del vicepresidente: Alessandro, nato nel 1972, detto Cacio, e Luca, il timoniere del dieci, nato nel 1969. Complimenti alla stupenda famiglia.
Articolo di Carlo Braccini 02/02/2017