Reno "Naso" Lunardi

Rione Borgo

Rioni

Borgo Cappuccini

Il timoniere che vinse nel ’51

«E’ morto Naso, un vecchio timoniere di Borgo. Perché non parli di lui nel prossimo libro delle gare remiere?» Bisognava però chi fosse Naso. Poi, grazie a Ferdinando Malacarne, dirigente storico del Borgo, ecco riemergere dalla nebbia dell’oblio Reno Lunardi (nel mio archivio era annotato come Remo), detto Naso, timoniere bianconero negli anni ’50, figlio e parente di Risi’atori, addirittura di quell’Orestino Lunardi, detto Bellognù, la cui triste fine per una caduta a bordo del piroscafo Gange, nel marzo del 1926, diede vita alla prima calorosa manifestazione organizzata dai portuali livornesi contro il fascismo. Ma qui parliamo di Reno, settimo dei nove figli di due cugini, Ricciotti Lunardi (1882-1940) che deve il suo nome al padre Tommaso, fautore entusiasta di Garibaldi, e Eugenia Lunardi. Reno nasce il 2 giugno 1921, in via Carrozzieri, e qui ha abitato fino alla sua morte, avvenuta nell’ottobre del 2010.

Finita la scuola d’obbligo Reno entra a lavorare al cantiere Navale Orlando e vi rimane fino a quando viene chiamato alla leva militare in Marina. Amante del mare e delle barche, finita la seconda guerra mondiale, insieme al fratello Aldo inizia un’attività di “recupero metalli”: il porto è pieno di relitti di navi e mezzi affondati durante la guerra. Siamo nel 1946 e i due fratelli sono appena rientrati dalla guerra. Il cantiere Orlando è stato distrutto, lavoro non se ne trova e il recupero sembra un affare redditizio. Così si preparano a smantellare i resti di un piroscafo quando vengono affrontati da un gruppo di persone che chiedono cosa intendano fare e chi sono. Quando i fratelli pronunciano il loro nome e cognome, si fa avanti un uomo attempato, che chiede: «Ma voi siete parenti di Orestino Bellognù?» i due giovani rispondono: «Si era nostro zio».

Una risposta che diventò un lasciapassare. L’uomo disse loro: «Io sono Ulstere ed ero amico fraterno di vostro zio, non vi preoccupate lavorate pure, non ci sono problemi». Dopo alcuni mesi il fratello viene riassunto dal Cantiere mentre Reno prosegue la sua attività di recupero ancora per qualche anno finché gli chiedono di entrare nell’impresa di lavori marittimi “G. Ghezzani” dove resta fino al termine degli anni ’60. Nei primi anni ’70 passa alle dipendenze dell’impresa Lavori Marittimi “Tito Neri” e qui rimane fino al raggiungimento della pensione. Una volta libero da impegni diventerà un assiduo frequentatore degli Scali Novi Lena e del Circolo dove ha tanti amici. Ma la maggior parte del suo tempo la dedica a intense battute di pesca, trasferte in barca nelle isole dell’Arcipelago Toscano e lunghe camminate da Livorno a Pisa o a Castiglioncello.

Reno partecipa al primo Palio del dopoguerra, quello del 1951. E’ in ballottaggio con Marino Carnevali per il timone del dieci ma alla fine i dirigenti di Borgo gli affidano quello del quattro. Nella gara vince con una virata magistrale lasciandosi dietro Venezia e Mercato. Questo l’equipaggio: timoniere Reno Lunardi, Dino Chirici, Umberto Cavallini, Bruno Vannucci, Canzio Costanzo in 12’07”. Subito dopo è in programma la gara a dieci remi e allo Scoglio della Regina i dirigenti del Borgo devono decidere chi mettere al timone del gozzo pluristellato. A disposizione ci sono Reno, che ha appena vinto la gara e che si dice disponibile ed è sicuro di poter vincere, e il figlio del mitico Agide Carnevali, Marino Figaro Carnevali che si dice pronto all’impresa in nome del padre. Reno gli da il via libera. Quello che successe dopo l’ha raccontato Ivano Nenci, uno dei vogatori che presero parte al primo Palio Marinaro del dopoguerra nelle fila del Borgo.

«Avevamo la barca nuova di pacca ed eravamo un buon equipaggio. La voglia di essere i primi a scrivere una pagina nuova della storia del Palio era tanta, ma era un desiderio comune ai giovani di tutti i quartieri e tutti facevano carte false per poter far parte degli equipaggi. Partimmo velocemente e dopo un interminabile gioco di prue e il giro di boa la gara sembrava ormai vinta. Fu a quel punto che si verificò un fatto inaspettato e a cui è difficile credere se non lo si è vissuto personalmente. Il nostro timoniere Marino Carnevali, quando si accorse che eravamo primi, perse la sua tranquillità e si mise letteralmente a piangere (poi ci disse che gli era sembrato di rivedere suo padre Agide al timone del suo gozzo pluristellato). Noi dell’equipaggio, di fronte a quella scena, perdemmo la concentrazione e diminuimmo colpi in acqua e potenza. In quel momento il Venezia riuscì a superarci e poi a vincere. A noi restò l’amaro in bocca per un Palio che avremmo tranquillamente potuto fare nostro».

Reno Lunardi dopo pochi mesi si trasferisce, per lavoro, al porto di Gaeta e per qualche anno rimane lontano dalla sua Livorno. Nel 1955 rientra a Livorno e l’estate dopo i dirigenti bianconeri gli affidano nuovamente il timone, ma questa volta è quello del gozzo a dieci remi. La fortuna però non favorisce l’equipaggio bianconero a cui tocca in sorte la boa numero 8. Il Borgo Cappuccini si classifica al terzo posto. Insoddisfatto del risultato Reno Lunardi decide di lasciare il timone del Borgo. Ma dopo due anni i dirigenti lo richiamano. Ma anche questa volta si deve accontentare del secondo posto dietro al forte Pontino. Gli impegni di lavoro lo portano poi in vari porti della Penisola e lo costringono a stare lontano dalla sua città. Quando, qualche anno più tardi, rientra a Livorno non è più un giovanotto. Ha compiuto da poco 47 anni quando il Borgo lo chiama, ancora una volta, alla guida del suo gozzo. E’ il 1968, ma Reno Lunardi si classifica soltanto al quinto posto. Quello è stato il suo ultimo Palio.

Sunto dell’articolo di Alberto Gavazzeni 2012

La Terrazza Mascagni

Goditi il Palio dalla Terrazza Mascagni

Un’enorme scacchiera sul mare.
Uno scenario suggestivo, che regala un panorama mozzafiato sul profilo delle isole dell’arcipelago toscano e della Corsica.
Simbolo del rapporto schietto e vitale che da sempre lega la città di Livorno al mare.

Scopri di più

La Darsena Nuova

La Giostra dell’Antenna nel cuore di Borgo Cappuccini

La Darsena Nuova, o Darsena del Cantiere, racchiude lo specchio d’acqua di fronte agli Scali Novi Lena, nello storico quartiere di Borgo Cappuccini. Insieme al Porto Mediceo, alla Darsena Vecchia, al bacino Cappellini e al bacino Firenze, compone il complesso del Porto Vecchio di Livorno.

Scopri di più

I Fossi Medicei

Scopri Livorno sul percorso della Coppa Barontini

Il tragitto  della Coppa Barontini percorre tutti i luoghi più suggestivi degli storici quartieri Venezia, Pontino, Ovosodo e del pentagono del Buontalenti, in una gara che non è solo spettacolo sportivo ma anche un omaggio alle bellezze e alle unicità della città di Livorno.

Scopri di più

La Torre della Meloria

Lo scenario avventuroso della Coppa Risiatori

Le Torre della Meloria, punto di partenza della Coppa Risiatori, affiora dalle omonime secche in una zona di bassifondi a circa 3 miglia dal porto di Livorno. Luogo di numerosi naufragi fin dall’epoca romana, era spesso la meta degli gli antichi  “arrisicatori” livornesi che sfidavano le onde…

Scopri di più