Ivano Nenci

Rione Borgo

Rioni

Borgo Cappuccini

Se non lo conoscete e vi rendete conto dell’energia che esce da tutti i pori, non pensereste mai che Ivano Nenci ha ormai 79 anni suonati. Parla a raffica con ricordi incisi e decisi. Da sempre è un amante del Palio marinaro e fa in modo che qualche amico, ogni anno, gli procuri il biglietto d’ingresso in tribuna per poter vedere al meglio lo svolgimento del Palio. Quando racconta le cose del Palio i suoi occhi brillano e con quel pizzico di veracità livornese inizia a raccontare la sua storia.

Ivano Nenci, nato nel Febbraio del 1930, proviene da una famiglia numerosissima ed è cugino di quel famoso Franco Nenci medaglia d’argento alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 e zio di Massimo Pessi, timoniere dell’Ovosodo. Da giovane ha lavorato facendo l’aiuto palombaro ed ha assistito a parecchi recuperi, specialmente nel dopoguerra. Lavorando per diverse ditte di recupero fece parte di quel gruppo di lavoro che partecipò alla demolizione (recuperando soltanto pezzi pregiati come elica, ancore ecc.) del “Genepesca”, nave di piccolo tonnellaggio silurata da un sommergibile tedesco a largo di Vada durante la seconda guerra mondiale e che tutt’oggi giace in fondo al mare ad una profondità di 35 metri circa.

Ivano Nenci è uno di quei vogatori che presero parte al primo Palio Marinaro del dopoguerra, nel 1951. Per provarlo mi mostra una foto del dieci del Borgo Cappuccini poco prima della partenza della gara e mi elenca tutti i componenti dell’equipaggio. «Al timone c’era Marino Figaro Carnevali (figlio del famoso Agide che vinse quasi tutti i palii fra le due guerre). Il primo remo di destra era Dino Pitto (che metterà in piedi l’Antignano del 1954 che vincerà a sorpresa il suo primo ed unico Palio) e il primo di sinistra Sergio Bernardini (figlio di Marino che faceva l’affitta-barcge); il secondo di destra era Achille Bassini. Avevamo la barca nuova di pacca – racconta – ed eravamo un buon equipaggio. La voglia di essere primi a scrivere una pagina nuova della storia del Palio era tanta, ma era un desiderio comune ai giovani di tutti i quartieri e tutti facevano carte false per poter far parte degli equipaggi. Gli allenamenti duravano dai 50 ai 60 giorni. Una volta stabilito l’equipaggio definitivo negli ultimi quindici giorni ci facevano passare spesso dal macellaio di Piazza Mazzini per ritirare gratis la bistecca, quella con l’osso. Per noi era una cosa importante, una delle soddisfazione che potevamo toglierci».

«Arrivato il giorno del Palio partimmo velocemente e, dopo un interminabile gioco di prue e il giro di boa la gara sembrava ormai vinta. Fu a quel punto che si verificò un fatto inaspettato e a cui è difficile credere se non lo si è vissuto personalmente. Il nostro timoniere Marino Carnevali, quando si accorse che eravamo primi perse la sua tranquillità e si mise letteralmente a piangere (poi ci disse che gli era sembrato di rivedere suo padre Agide al timone del suo gozzo pluristellato). Noi dell’equipaggio, di fronte a quella scena, perdemmo la concentrazione e diminuimmo colpi in acqua e potenza. In quel momento il venezia riuscì a superarci e poi a vincere. A noi restò solo l’amaro in bocca di un Palio che avremmo potuto tranquillamente fare nostro».

Nel 1954 Ivano Nenci avrebbe dovuto far parte di quel dieci dell’Antignano, assemblato da Dino Pitto, che, a sorpresa, ruppe l’egemonia del venezia. L’anno seguente passò nel 10 del Colline. Nenci nel 1955 arrivò di nuovo secondo dopo l’Ardenza con il Colline (timoniere Ugo Gelli, Agostino Bracaloni, Sirio Giachetti, Nedo Borghini, Italo Gelli, Ivano Nenci, Cesare Ariz, Bruno Voliani, Alberto Fantini, Francesco Pinucci, Piero Domenici, Piero Costanzo). L’anno dopo, in settembre, alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, era il quinto remo di sinistra del dieci dell’Antignano che prese parte alla regata per il 350° anniversario della proclamazione di Livorno città. Nell’occasione venne inaugurato anche il nuovo faro di Livorno.

L’anno prima aveva partecipato anche ad una gara simile al Palio dell’Antenna. Stando ai suoi ricorsi la gara si svolgeva partendo dal ponte girante diritti fino alla Calata Orlando, giro di boa difronte ai piloti, nuovo giro di boa al ponte girante e arrivo alla calata Orlando dove erano situate le mancine portuali che sorreggevano i canapi su cui i montatori dei vari equipaggi dovevano arrampicarsi. Le mancine erano tante quanti erano i partecipanti. Nenci, assieme ad altri personaggi di Borgo è stato uno di coloro che hanno realizzato la vasca di voga dentro la cantina agli Scali Novi Lena.

Poi, quando iniziarono a frequentare la cantina uomini politici e personaggi “strani” preferì andarsene pur mantenendo una stretta amicizia con Falanga (Gino De Martino). Dopo dei ricordi le domande si susseguono sull’attualità del mondo del Palio:

Domanda: Cosa farebbe per migliorare questo evento ?
Risposta: Farei della terrazza quasi tutta una tribuna facendo pagare 1 Euro per dopo destinarlo alle organizzazioni, invece di fare tribunette ed invitare sempre personalità che di palio non interessa niente, ti ricordo che io sono un assiduo frequentatore di tribunette perciò ci faccio caso a quello che succede.
D: Cosa ne pensi delle donne che vogano?
R: Sono favorevole, purché facciano delle gare pulite e non cascare in certi giochi di persone non sane di mente.
D: Per curiosità, nei palii dell’epoca chi dettava legge?
R: Senza esitare più di tanto la risposta è molto similare alle storie già sentite e cioè: il Pontino ha sempre vinto per l’imbarcazione più leggera, si parla di 150, 200 kg meno delle altre, ed in sordina l’Ardenza che con i famigerati Sonetti cercavano l’imbrogli insieme all’Accademia montando vogatori a largo non essendo cartellinati.
D: Ma come facevano ad avere sempre la barca più leggera?
R: Oltre alle tavole portate ai minimi spessori, rimpiattavano incastrati sotto barganello panetti di Piombo che poi in seguito gettavano in mare (se si scandagliasse di fronte alla Vegliaia se ne pescherebbe più di uno). Terminata la gara l’imbarcazione non veniva più pesata ed il gioco era fatto. Ti ricordo che la sera prima del palio, veniva fatta la veglia al gozzo, mi spiego meglio: l’imbarcazione veniva tenuta in cantina o sul puntone con a guardia il cantiniere, nessuno si avvicinava così non si poteva scorgere l’ultime modifiche effettuate.

Articolo del Sig. Roberto Baronti

La Terrazza Mascagni

Goditi il Palio dalla Terrazza Mascagni

Un’enorme scacchiera sul mare.
Uno scenario suggestivo, che regala un panorama mozzafiato sul profilo delle isole dell’arcipelago toscano e della Corsica.
Simbolo del rapporto schietto e vitale che da sempre lega la città di Livorno al mare.

Scopri di più

La Darsena Nuova

La Giostra dell’Antenna nel cuore di Borgo Cappuccini

La Darsena Nuova, o Darsena del Cantiere, racchiude lo specchio d’acqua di fronte agli Scali Novi Lena, nello storico quartiere di Borgo Cappuccini. Insieme al Porto Mediceo, alla Darsena Vecchia, al bacino Cappellini e al bacino Firenze, compone il complesso del Porto Vecchio di Livorno.

Scopri di più

I Fossi Medicei

Scopri Livorno sul percorso della Coppa Barontini

Il tragitto  della Coppa Barontini percorre tutti i luoghi più suggestivi degli storici quartieri Venezia, Pontino, Ovosodo e del pentagono del Buontalenti, in una gara che non è solo spettacolo sportivo ma anche un omaggio alle bellezze e alle unicità della città di Livorno.

Scopri di più

La Torre della Meloria

Lo scenario avventuroso della Coppa Risiatori

Le Torre della Meloria, punto di partenza della Coppa Risiatori, affiora dalle omonime secche in una zona di bassifondi a circa 3 miglia dal porto di Livorno. Luogo di numerosi naufragi fin dall’epoca romana, era spesso la meta degli gli antichi  “arrisicatori” livornesi che sfidavano le onde…

Scopri di più