Luciano Perullo

Rione Borgo

Rioni

Borgo Cappuccini

Purosangue borghigiano

Luciano Perullo nasce il 28 aprile 1949 nel suo rione di Borgo Cappuccini e più precisamente in piazza Manin n° 4, dove ebbe la sede l’Unione Canottieri Livornesi nell’anteguerra. «La mia famiglia ha sempre fatto parte, con i colori di Borgo, del mondo del Palio Marinaro. Mio padre Tonino, grande uomo di mare, è stato vogatore bianco-nero negli anni ’50-’60. E’ lui che ci trasmise, a me e mio fratello Franco, l’amore per il nostro rione e la nostra cantina. Io giocavo a discreti livelli a basket mentre Franco faceva canoa presso l’Unione Canottieri Livornesi vincendo molti campionati italiani».

«Così l asciammo questi sport per intraprendere quello della voga sul gozzo bianco-nero calcando, con orgoglio, le orme di nostro padre rappresentando il Borgo Cappuccini nelle varie competizioni remiere. E così che a 17 anni, finito il mio campionato di pallacanestro, giocavo vicino a Firenze, ho iniziato a vogare fino a 31 anni. Ho partecipato a numerosi Palii e Coppe sia per il mio rione sia per quello di San Jacopo. Il mio trasferimento nel rione bianco-verde avvenne perché il regolamento diceva che i vogatori dovevano essere residenti nel rione dove vogavano ed io, che avevo sposato, mi ero trasferito in via Montebello per cui decisi di andare a vogare con il San Jacopo. Questo fu dovuto al fatto che nel 1975 anno in cui si svolse il Palio allo Scolmatore, rimasto nella storia per i molti rinvii e per il fatto che è stato l’unico Palio nella storia dove al timoniere fu proibito di aiutare i capovoga, ebbene noi, dopo aver vinto prima le batterie e poi la finale, fummo squalificati proprio per quella regola che fece cambiare il regolamento incluso il rione di appartenenza».

«Con la gozzetta bianco-verde vincemmo subito il Palio a quattro remi e salimmo al “piano superiore”. Ma il mio cuore era rimasto in Borgo, la nostalgia era tanta, e la voglia di tornare a vogare con il mio rione fece sì di farmi ritornare nel luogo dove ero nato. Feci la residenza dove abitavano i miei genitori, in via Verdi, e tornai quindi a vogare con il Borgo dove vinsi il Palio del 1980 e tante altre gare. In casa mia avevamo tutti una passione sfrenata per il Palio del quale ne parlavamo quasi tutto l’anno. Ma la cosa che contava di più per noi era l’appartenenza al rione. Ricordo di quando ero in viaggio di nozze ritornai a casa molti giorni prima, di quelli che stabilimmo, perché dovevo allenarmi con il “Costante Neri”. E quella volta quando Elio disse che il Borgo era la bistecca e gli altri le patatine? Alzò una polemica a non finire. Che tempi!».

« Negli anni 2000, convinto da alcuni personaggi di Borgo e visto che il nostro rione da molti anni non era più protagonista, un ruolo che ha sempre svolto in qualsiasi gara, rientrai in cantina come dirigente e dopo un anno di transizione, mi diedero il ruolo di Direttore Sportivo. Cominciai a lavorare con entusiasmo. Riuscii ad ingaggiare atleti di alto livello e alcuni di loro erano autentici campioni. Pian piano creai un grande gruppo dove il rispetto e l’amicizia erano le doti principali. Insieme riportammo il Borgo ai massimi livelli vincendo tutto quello che c’era da vincere comprese alcune gare che si corsero in Francia. Ricordo anche, molto volentieri, la nostra partecipazione alla regata storica, assieme a centinaia di imbarcazioni, che si svolse a Venezia. Il segreto dei nostri successi era il lavoro quotidiano fatto con serietà e in amicizia. Ero io che sceglievo gli allenatori i quali, oltre alle capacità, dovevano avere la serietà, dote questa, che mi interessava più di tutto. Quello che ti ho raccontato è una piccola storia della mia famiglia dove ha spiccato, primo fra tutti, mio padre Tonino. Ricordo, come fosse ora, la sua felicità nel vedere il Borgo vincere, e di vittorie ce ne sono state tante».

Articolo di Luciano Perullo 22/02/2017

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