Bruno Stefanini

Rione Ovo Sodo

Rioni

Benci Centro - Magenta

Senza di lui non ci sarebbe stato l’Ovo Sodo

Ci siamo incontrati al Bar Giglio nella centralissima piazza Cavallotti, il cuore del Benci Centro. Il bar, gestito da Lorenzo Casali figlio di Alfredo, che fu il primo presidente bianco-giallo della rinascita, è frequentato da vogatori e dirigenti dell’Ovo Sodo ed ogni trofeo vinto viene esposto nelle sue vetrine. Ci siamo incontrati al bar Giglio, dicevo, io e Pirro Stefanini presidente dell’Ovo Sodo dal 1963, figlio di Bruno che fu uno dei fondatori del “Mercato”, così si chiamava l’attuale Benci Centro nell’anteguerra e negli anni ’50-’60.

«Mio padre Bruno – racconta Pirro – nacque nel 1914 in piazza Cavallotti, nello stesso palazzo dove venne alla luce Pietro Mascagni. Vide inaugurare la prima cantina dell’Ovo Sodo nel 1927 sugli scali Ugo Botti, gli attuali scali Olandesi. Si ricordava che il primo presidente fu il proprietario della fabbrica di Ghiaccio, ora non più esistente, che era posta tra gli scali Saffi e via del Cardinale». Che ruolo ebbe, Bruno, nell’Ovo Sodo nei primi anni della ripresa? «E’ stato un uomo tutto fare, un factotum. Quando trovammo l’attuale cantina, nel 1963, era piena di macerie e domandammo a lui se era il caso di farci la sede o no. Ci disse “E’ una buona cantina, prendiamola”. In quella cantina ci siamo tutt’ora anche se la dobbiamo lasciare dopo le gare di quest’anno. Babbo – continua Pirro – era quello che portava avanti la cantina insieme a Egiziano ed altre sei o sette persone che si aggregarono a lui. Quasi tutte le decisioni importanti le prendeva lui. L’Ovo Sodo non aveva mai vinto e un giorno venne da me, era il 1981, dicendomi: se vuoi vincere il Palio prendi ad allenare i ragazzi “Uccellino” (Umberto Marconcini). In quell’anno “Uccellino” non aveva impegni e lo convinsi a venire con noi. Il grande campione veneziano accettò e dopo tre d’anni, nel 1984, vincemmo il nostro primo Palio nei dieci remi. Mio padre Bruno si presentò, subito dopo la vittoria del Palio, da Umberto e con le lacrime agli occhi gli disse: “Grazie, “Uccellino”, prima di morì ho visto vincere il Palio all’Ovo Sodo”. Questa frase – conclude Pirro – è rimasta famosa in tutto il rione e alcuni, ancora oggi, la ricordano con piacere. Senza di lui non ci sarebbe stato l’Ovo Sodo».

Bruno Stefanini fu un uomo tuttofare e cantiniere. Era lui che provvedeva, oltre al buon andamento della cantina, a tutto ciò che necessitava ai vogatori, ai palamenti e al gozzo che curava con le sue sapienti mani. Mise la sua esperienza al servizio della cantina e del rione che non ha mai abbandonato. Era lui che tutti gli anni provvedeva a fare il “giro” del rione entrando nei negozi del quartiere, e talvolta nella case degli abitanti, per raccogliere fondi destinati alla cantina. Era lui che tutti gli anni pitturava il gozzo bianco-giallo in quanto risultò essere un bravissimo pittore e ottimo decoratore. Guai se qualcuno metteva le mani sul gozzo. Tutti nel rione, se avevano bisogno di un pittore, chiamavano Bruno. Nel 1997 fu premiato, con una medaglia d’oro, dall’allora Assessore allo Sport Vezio Benetti, in quanto risultò essere il più vecchio cantiniere del Palio Marinaro in circolazione. Bruno si spense nel 2000 all’età di 86 anni. Tutto il rione, e il mondo del remo livornese, ne hanno indelebile memoria.

Articolo di Carlo Braccini 26/02/2017

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