Romano Perullo

Rione Borgo

Rioni

Borgo Cappuccini

Uno dei dirigenti-cantinieri più anziani del Palio Marinaro

I Perullo: stirpe ben radicata a Livorno specialmente nel rione di Borgo Cappuccini, quel rione che diede i natali al famoso capitano di macchine del sommergibile “Veniero”, Alberto Launaro (borghigiano DOC a cui fu intitolato il bellissimo gozzo negli anni ’20), che perì nel tragico suo affondamento e al grande Agide Carnevali che portò alla vittoria, per ben dieci volte, quel gozzo intitolato, appunto, “Capitan Launaro”.

 

Dei Perullo, dal dopoguerra in poi sempre presenti nella cantina dei bianco-neri, alcuni di loro lavoravano per la famiglia Neri, basti ricordare “Tonino”, uno dei fondatori della Coppa Risi’atori e vogatore del “Costante Neri”, Luciano, Franco, Giuseppe, Damiano e non me ne vogliano gli altri parenti che mi sono dimenticato. Dei Perullo, dicevo, voglio parlare di Romano, anch’esso “figlio” della storica cantina borghigiana.

Lo puoi incontrare la mattina presto, con le sue 82 primavere addosso, verso le ore 7.00, mentre scende con la sua bicicletta gli antichi scalandroni degli scali Novi Lena. Apre la cantina, gesto fatto centinaia di volte, e sistema tutto quanto come sempre.

Il figliolo, il più piccolo, Alessandro, racconta: “Babbo si avvicinò alla cantina del Borgo, perché fu convinto dal fratello Tonino. Si ricorda molto bene della spalletta buttata giù che si trovava sopra la cantina. Seppe, poi, che fu colpita da una bomba. Iniziò, così, a fare il dirigente-cantiniere e proprio in cantina conobbe il mai dimenticato Egisto Lauri “Bubi” e Tullio Malacarne, amici per la pelle. Poi – continua Alessandro – partecipò al Palio delle Industrie dove si classificò al primo posto. Si allenava per conto suo e non ha mai voluto vogare o andare al timone del dieci remi nonostante le pressioni del fratello Tonino; al timone del Costante Neri lo vedevi solamente durante gli allenamenti perché aveva paura di sbagliare durante le gare.

Fu a lui, mio padre, che venne l’idea, nel 1976, di fare la leva del remo e il primo ad iscriversi fu un ragazzo che divenne un grande campione del Borgo: Massimo Crovetti. E pensare che all’inizio, suo padre, non volle fargli l’iscrizione e fu mio zio Vincenzo, detto la “Peona”, a pagare per lui 10.000 lire per essere iscritto.

Quest’anno babbo compie 60 anni di appartenenza al Borgo Cappuccini anche se, in verità, devo dire che a causa di un’accanita discussione in cantina con gli altri dirigenti abbandonò per due stagioni, 1980 e ’81, la dirigenza bianco-nera anche se il cuore rimase in Borgo. Andò all’Antignano contribuendo a riportarlo, nella prima stagione, sui dieci remi, mentre nella seconda si levò la soddisfazione di arrivare terzo con i nero-bianchi, quando il Borgo si classificò al quarto posto. Lo zio Tonino – ricorda Alessandro – andò in cantina e convinse mio padre a ritornare nella sezione nautica di Borgo. Per festeggiare, tutti i fratelli, fecero una grande cacciuccata.

Dopo la morte di mio zio Tonino, babbo decise, ancora una volta, di abbandonare la sezione nautica e iniziò ad andare al Centro Sociale di Borgo. Questa volta furono Silvano Russo e Ferdinando Malacarne a convincerlo a ritornare. Forte dell’amore che aveva per il suo rione e per il Palio Marinaro, ricordandosi di essere stato, nel 1978, uno dei fondatori della Coppa Risi’atori e di aver contribuito ai grandi successi che ebbe il suo Borgo negli anni ’70, ritornò.

Poi – conclude Alessandro – rimase solo in cantina insieme al suo amico Damiano, il quale, poco tempo dopo, consegnò le chiavi e non andò più. Babbo, nonostante l’età, continua a scendere giù alla sezione nautica. Adesso non va più tutti i giorni, ma comunque quando non lo vedono per alcuni giorni, lo chiamano sempre, perché hanno bisogno di lui”.

Il sottoscritto Carlo Braccino ha il privilegio e l’onore di conoscere il grande Romano Perullo.

Articolo di Carlo Braccini 07/09/ 2019

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